Imprese edili, 35 fallimenti al giorno. È allarme

del 201301301856 - Fonte: Immobiliare.it

Settore edile, un settore in ginocchio
Da gennaio a settembre, in Italia, quasi 10 mila imprese del settore edile hanno dichiarato fallimento. In altre parole, 35 imprese al giorno hanno chiuso i battenti nel settore. Una moria di dimensioni enormi, che l’Associazione Nazionale dei Costruttori Italiani non esita a definire un’emorragia, visto che anche le strutture e le aziende più solide sembrano essere state infettate dalla crisi economica, tanto da entrare in sofferenza.

Il settore edile è da sempre uno dei più importanti per lo sviluppo del Paese: prima della crisi era responsabile dell’11% del Prodotto Interno Lordo dell’Italia, ed era in grado di generare circa tre milioni di posti di lavoro. Questo, purtroppo, fino al 2007: da allora a oggi, purtroppo, tutto il comparto soffre, e le associazioni di categoria non fanno altro che ripeterlo, invocando interventi da chi ci governa. I motivi messi sul piatto delle rimostranze sono chiari: da un la Pubblica Amministrazione non indice più bandi, non chiama a lavorare le aziende e non paga ancora chi ha già compiuto dei lavori; dall’altro la contrazione del credito è sempre più forte, e frena le richieste dei privati. Da qui la richiesta di Buzzetti ai candidati alla Presidenza del Consiglio di tenere a mente le difficoltà del settore, talmente in crisi da spingere tutto il Paese nel baratro.

I numeri della crisi
9.500 imprese edili in nove mesi sono entrate in procedura fallimentare, con una crescita del 25,3% rispetto al 2009: questo il resoconto dell’ANCE, che ha analizzato il periodo gennaio-settembre 2012, ritenendo che anche la fine dell’anno sia andata in questa direzione. Conseguenza di questo fenomeno sono i livelli di disoccupazione nel settore edile: 360 mila i lavoratori senza occupazione, oltre 550 mila se si prende in considerazione l’intero indotto.

Da gennaio 2009 a settembre 2012 il 23% di tutti i fallimenti ha riguardato le imprese di costruzioni, che (su un totale di 33mila) hanno raggiunto la cifra record di 7.552.

I dati dell’Associazione trovano una conferma nelle ultime rilevazioni Istat: nel primo semestre 2012, rispetto allo stesso periodo 2011, si è registrato un calo del 21,8% dei permessi richiesti per le nuove abitazioni e del 20,6% per la superficie utile abitabile. Va meglio per i permessi per l’edilizia non residenziale, che calano “solo” del 10,7%. Siamo ai livelli minimi dal 2007 ad oggi.

Le proposte dell’ANCE
Invertire la spirale negativa in cui è avvolto il comparto edilizio non è impossibile: per questo dall’associazione sono arrivate alcune proposte che vedono come interlocutore primario il prossimo Premier del Paese. Alla base vi sono alcune richieste ben chiare, che vanno dagli investimenti mirati da parte della PA alla riduzione del costo del lavoro, dal pagamento delle imprese alla riapertura del circuito della concessione credito, dalla semplificazione della burocrazia alla revisione delle modalità di tassazione degli immobili, vittime secondo l’Ance di un eccesso di imposte.

Queste azioni vanno, però, inserite all’interno del Piano Città, un progetto globale di sviluppo delle città, che promuova la rigenerazione urbana e la sicurezza degli edifici.


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